Si è appena concluso l’anno dei grandi festeggiamenti per i 40 anni dalla nascita di Banfi a Montalcino. Era il 1978 quando John e Harry Mariani acquistarono i primi terreni e misero a dimora la prima barbatella di Sangiovese. Negli ultimi anni Banfi ha investito anche in nuovi territori, tra i più vocati della regione, come Bolgheri, Maremma, Chianti e Chianti Classico. Ben più datato è, invece, il legame con il Piemonte che risale agli stessi anni della fondazione di Banfi a Montalcino.
E dopo 40 anni Cristina Mariani-May, terza generazione famigliare, coordina le attività dell’azienda con lo stesso amore, la stessa passione e dedizione, per produrre vini di qualità. Ha anche ottenuto il riconoscimento di “Woman of the Year 2018” dei “The Drinks Business Awards”, assegnati ogni anno dalla celebre rivista Uk. Una Donna del vino che si muove soprattutto per il rispetto dell’ambiente. “Come azienda il cui prodotto proviene dalla terra, sappiamo che il nostro successo va di pari passo con il suo totale – ha detto Cristina Mariani-May. Il nostro operare in modo sostenibile deve continuare ad evolversi, tenendo conto del fatto che ogni azione deve essere socialmente equa, sicura per l’ambiente ed economicamente sostenibile. Operare in modo sostenibile deve migliorare il rapporto con l’ambiente senza, però, ostacolare la qualità della produzione”.
Una donna e non solo una grande cantina ma anche la più storica. Come ha vissuto da bambina e poi da protagonista questa crescita?
Mentre mi stavo laureando alla Georgetown University ho vissuto e studiato nel campus di Firenze. Qui ho sviluppato una passione per tutto ciò che è italiano, innamorandomi delle morbide colline, della cultura e del cibo della Toscana. Dopo la laurea e un Master presso la Columbia Business School ho iniziato a lavorare nell’azienda di famiglia, cominciando dal marketing fino all’attuale carica di Ceo. A Banfi ho voluto condividere questa passione per la Toscana con il mondo, elevando la qualità del vino italiano. Questo è stato possibile grazie alla collaborazione e alla fiducia di team affiatati che si sono dedicati alla ricerca e all’implementazione di pratiche di vinificazione salutari e sostenibili, nel rispetto della natura, tutto sempre condiviso con la comunità. Banfi è diventata la prima azienda vinicola al mondo a ottenere la certificazione Iso 14001, Iso 9001 e Sa 8000, riconoscendo la leadership nei settori della soddisfazione del cliente, della responsabilità ambientale e della responsabilità sociale.
A woman and not just the “face” and the proprietor of a large and one of the most historical winery. How did you experience this growth as a child and then as a protagonist? While earning a BA at Georgetown University, I lived and studied at Georgetown’s campus in Florence, Italy, and developed a passion for all things Italian, falling in love with the rolling hillsides, culture, and food of Tuscany. After graduating and then earning an MBA from Columbia Business School, I worked my way up in my family’s business, starting in marketing and eventually becoming CEO. At Castello Banfi, I wanted to share that passion with the world by elevating the quality of Italian wine, which was accomplished working with, and trusting, closely knit teams dedicated to researching and implementing healthy, sustainable winemaking practices while respecting nature and giving back to the community. As a result, Castello Banfi became the only winery in the world to achieve ISO 14001, ISO 9001 and SA 8000 certification, acknowledging leadership in the fields of customer satisfaction, environmental responsibility and social responsibility.
Pensa che ormai la fase “maschilista” legata al vino sia oltrepassata o c’è ancora tanto da fare?
Il settore sta facendo grossi passi avanti per dare alle donne il rispetto che meritiamo, tuttavia, in molte parti del mondo c’è ancora molto lavoro da fare. Anche se c’è un numero sempre maggiore di donne produttrici di vino o enologhe, ci sono ancora pochissime donne nei ruoli dirigenziali e di leadership, in particolare nelle grandi aziende.
Do you think that now the “sexist” phase linked to wine is over, or is there still a lot to do? The industry is making strides toward giving women the respect we deserve, however, in many parts of the world there is still much work to do. Though we are seeing more female winemakers, there are still very few women in upper management and leadership roles, particularly in large companies.
40 anni. Il passato, il presente e il futuro
I nostri primi 40 anni sono stati dedicati alla conoscenza della terra e della Toscana, come pionieri, ricercatori e innovatori. Tutte le nostre scoperte e conoscenze sono state condivise con gli altri produttori a Montalcino e molte delle nostre iniziative sono state riprodotte da altri con grande successo. Questo ci fa molto piacere, visto che uno dei nostri obiettivi, fin dall’inizio, è stato quello di contribuire a migliorare la qualità del vino sia della zona in cui operiamo che, più in generale, di quello italiano. Quando siamo arrivati a Montalcino era una delle aree più povere del paese e c’erano solo poche dozzine di produttori di Brunello. Oggi Montalcino gode di un ottimo benessere economico generale e vanta quasi 300 produttori: ci piace credere che Banfi sia stata una parte importante di questa trasformazione.
Ora, vogliamo proseguire con la crescita del Brunello, ma allo stesso tempo concentrarci sul territorio ancora di più di quanto fatto in passato. Uno dei miei obiettivi personali è quello di lasciare ai miei eredi il territorio in uno stato migliore di come l’ho trovato io. A Banfi abbiamo lavorato in modo sostenibile molto prima che si iniziasse a parlare di sostenibilità in modo così approfondito, assicurando un ecosistema equilibrato e rigenerante attraverso la biodiversità e le pratiche responsabili. Siamo sempre alla ricerca di altri modi per essere ancora più sostenibili, sia per mantenere in salute la nostra tenuta e i nostri vini, sia per ridurre al minimo il nostro impatto sul pianeta. Le pratiche apparentemente più piccole, spesso possono fornire risultati straordinari: ad esempio, utilizzando semplicemente bottiglie di vetro leggero, abbiamo ottenuto un impatto ambientale pari a quello che si potrebbe ottenere se 3600 auto smettessero di circolare. Continueremo a analizzare ogni processo di produzione per scoprire ogni eventuale opportunità in tal senso, considerando anche iniziative di immagine più grande.
40 years…past, present and future? Our first 40 years were spent learning about the land and Tuscany, as pioneers, researchers, and innovators. All of our discoveries and knowledge were shared with our neighbors in Montalcino, and many of our initiatives have been reproduced by others with great success. This pleases us, because one of our goals has been to help lift the quality of the area and Italian wine. When we first arrived in Montalcino, it was one of the poorest hilltop towns in the country, and there were only a few dozen Brunello producers. Today, Montalcino is one of the richest hilltop towns and boasts nearly 300 producers – we’d like to believe Castello Banfi was a big part of that transformation. Now, we want to continue the momentum of Brunello and also give back to the land. One of my personal goals is to leave the land in a better state then how I inherited it. We began Castello Banfi as a sustainable estate before anyone knew what the term meant, ensuring a balanced, replenishing ecosystem through biodiversity and responsible practices. We’re always looking for yet more ways that we can be even more sustainable, both to keep our estate and wines healthy and also to minimize our impact on the planet. The seemingly smallest adjustments can provide extraordinary dividends — for example, by simply using lightweight glass bottles we’ve made an environmental impact equal to taking 3600 cars off the road. We’ll continue to examine every process of production to discover those kinds of opportunities, while also considering bigger-picture initiatives.
Banfi investe da sempre e tanto sull’innovazione e lo studio ce ne parla?
Quando abbiamo acquistato i terreni che sono divenuti la tenuta di Castello Banfi, alla fine degli anni ’70, c’erano pochi terreni coltivati e pochi vigneti. Questo ci ha permesso di creare vigneti e vini “da zero”, nel modo più puro, utilizzando le migliori pratiche, attrezzature e tecnologia. Inoltre, non avevamo il vantaggio dell’esperienza e della tradizione che avevano gli altri produttori – non potevamo pretendere di essere Biondi-Santi o Barbi, perché siamo Banfi e dovevamo trovare la nostra strada. Il nostro obiettivo era – ed è ancora – produrre vini con la più alta qualità possibile, oltre che legati al territorio di Montalcino, con uno stile che potesse essere accolto da un pubblico mondiale. Per farlo, abbiamo chiesto consulenza a università, scienziati, viticoltori e enologi dall’Italia e da tutto il mondo e abbiamo intrapreso un rigoroso viaggio di ricerca e sperimentazione. Il lavoro più importante che abbiamo fatto è la ricerca clonale del Sangiovese. Lavorando con l’Università di Milano ed il professore Attilio Scienza in particolare, abbiamo identificato oltre 600 diversi cloni di Sangiovese nella zona di Montalcino. Di questi, ne abbiamo piantati 180 in un vigneto sperimentale, li abbiamo microvinificati, arrivando infine a una selezione finale di 15 cloni che rappresentano le migliori caratteristiche di questo vitigno. A partire dal 1992, tutti i nuovi impianti di Sangiovese nella nostra tenuta sono un mix di almeno tre cloni selezionati che sono complementari tra loro, scelti a seconda delle caratteristiche dei terreni di ogni singola zona. Crediamo che la chiave per raggiungere il nostro obiettivo sia il frutto di questa ricerca.
Since the beginning, Banfi made big investments on innovation and research. Can you tell me more about this? When we purchased the land that is now the Castello Banfi estate in the late 1970s, it was mostly a barren wilderness. So, we had the opportunity to create vineyards and wines “from scratch,” in the purest way, using the best practices, equipment, and technology. Also, we did not have the advantage of experience and tradition that our neighbors had – we could not pretend to be Biondi-Santi or Barbi, because we are Banfi, and we needed to devise our own plan. Our goal was – and still is – to make the most beautiful and consistent wines possible from Montalcino, in a style that appeals to a worldwide audience. To do so, we asked for help from universities, scientists, viticulturists, and winemakers from Italy and around the world, and embarked on a relentless journey of research and experimentation. The most important work we’ve done is clonal research of Sangiovese. Working with the University of Milan and its Professor Attilio Scienza, we identified over 650 different clones of Sangiovese just on our estate and the surrounding area. Of those, we planted 180 in an experimental vineyard, microvinified them for study purposes, eventually leading to a final selection of 15 “super” clones that represent the best characteristics of the grape. As of 1992, all new plantings of Sangiovese on our estate are a mix of at least three or four selected clones that are complementary to each other, chosen for the individual characteristics of the soils and terroir in each vineyard site. We believe it is the literal fruit of this research that is key to reaching our goal.
Il futuro del Brunello, cosa si aspetta e cosa vorrebbe?
Vedo così tante opportunità per il Brunello! Credo che questo vino abbia appena iniziato a costruirsi una reputazione mondiale e da collezione nello stesso regno dei grandi Bordeaux e Borgogna. Allo stesso tempo, spero – a differenza di questi vini francesi – che resti accessibile e abbordabile per coloro che vogliano goderne. Questo è sempre stato uno dei principi fondamentali a Banfi – che la bellezza del Brunello dovesse essere condivisa con il mondo, in modo che le persone abbiano un vino meraviglioso da bere, e per invogliarli a venire a visitare Montalcino, dove il vino, il cibo, il paesaggio, e le persone sono belle e uniche.
The future of Brunello, what are your expectations and what your dreams? I see so much opportunity for Brunello! I believe the wine is just starting to build its reputation as a world-class, collectible wine in the same realm as great Bordeaux and Burgundy. At the same time, I hope – unlike those French wines – that it remains accessible and affordable to those who want to enjoy it. That is something we have always believed at Castello Banfi – that the beauty of Brunello should be shared with the world, so that people have a wonderful wine to drink but also to entice them to come visit Montalcino, where the wine, the food, the landscape, and the people are beautiful and unique.
Ci sono ancora novità, nuovi vini? Investimenti collaterali?
Da sempre, il Brunello è il nostro cavallo di battaglia, il vino che meglio ci identifica e con il quale siamo maggiormente conosciuti e continua ad essere il nostro luxury wine con le migliori prestazioni. Devo dire che i nostri piccoli progetti a Bolgheri e sulla costa toscana ci hanno sorpreso. Sapevamo che Aska aveva il lignaggio e la qualità per avere successo, ma il riconoscimento internazionale e la domanda per il nostro Bolgheri Rosso hanno superato ogni aspettativa. E il nostro Vermentino La Pettegola, dopo solo sette annate di crescente successo in Italia, è pronto per decollare in tutto il mondo. Di sicuro, non ci aspettavamo che la popolarità di La Pettegola crescesse così rapidamente. Allo stesso modo, il lancio in Italia di Cost’è – un elegante e pregiato rosé – è andato così bene che lo stiamo già proponendo a pochi altri mercati chiave internazionali.
Any news? About wines, investments… As always, Brunello is our workhorse, the wine by which we are defined, and continues to be our top-performing luxury wine. I have to say that our little projects in Bolgheri and the Tuscan coast have surprised us. We knew that Aska had the lineage and quality to be successful but the international acceptance and demand for our Bolgheri Rosso has exceeded all expectations. And our La Pettegola Vermentino, after only four vintages of growing success in Italy, is poised to take off worldwide — in some markets it may well establish the Vermentino category. For sure, we did not expect La Pettegola’s popularity to grow that wide, that quickly. Similarly, the launch in Italy of Coste — an elegant, high-end, Sangiovese-based Tuscan rose — has gone so well that we are planning to offer it to a few key international markets.